IN MEMORIA DI GASPARE DE LAMA

Gaspare De Lama, la moglie Mirella e Luca Scantamburlo.
Mandello del Lario, luglio 2022

Carissimo Gaspare De Lama

ci hai lasciato alla veneranda età di 102 anni. E lasci tua moglie Mirella, i tuoi familiari e le persone care alle faccende terrene ma anche al loro affetto eterno verso di te.
Ti conobbi grazie alla giornalista Sabrina Pieragostini che tu chiamavi affettuosamente la “giornalista bassa, bruttina e antipatica?”, salvo poi metterti a ridere con la tua espressione
da stregatto del Cheshire dell’universo di Lewis Carroll.

Fino all’ultimo, è stato un uomo brillante, dall’eloquio facile, dotato di un innato senso dell’umorismo: ogni volta che ci sentivamo al telefono, per prendermi in giro, mi diceva: «Ma sei quella giornalista bassa, bruttina e antipatica?” e si metteva a ridere


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Se lei era “bassa e bruttina” – dicevi tu ironicamente di lei – io invece ero quello dal cognome difficile, troppo lungo e strano, che andava scritto sul muro per ricordarselo.
Non voglio soffermarmi sulle vicende del caso Amicizia e degli “Amici” W56 (gli “Akrij”) perché sia Sabrina Pieragostini nel suo recente elzeviro di ricordo e omaggio all’indomani della tua morte, sia tanti altri, hanno già detto tanto e sintetizzato bene quale era stato il tuo ruolo durante e dopo nel testimoniare la loro presenza sulla Terra.
Sono stato ospite a casa tua e di tua moglie Mirella quattro volte negli ultimi anni.
Ogni volta mi stupivo sempre di come non mi annoiassi mai nel sentirti raccontare le vicende di allora: seppur sempre le stesse, ogni volta per me sentirti dialogare con gli amici e le amiche
che portavo a casa Vostra, era una scoperta. Ogni volta – seppur gli aneddoti e la storia erano i medesimi – le tue parole, le tue espressioni e le tante sfumature che rendevano diverso ogni incontro, mi incantavano.
Devo dirti la verità che la cosa che mi piaceva di più di te era che sapevi anche rabbuiarti ogni tanto – molto ma molto raramente – quando percepivi sfiducia o incredulità dinanzi a te.
Allora ti infervoravi – ma sempre con fare cordiale – e davi testimonianza di coerenza e logica – e anche fattuale e oggettiva che difficilmente erano contestabili.
Ogni tanto venivi interrogato sul Male: ecco, questa questione, spalancava la tua capacità di scorgere il Bene all’orizzonte nonostante tutto, di intravedere una Luce e la fiducia nell’avvenire perché sapevi inconsciamente che anche la luce di una candela si vede a chilometri di distanza in un mare di tenebre.
Una volta soltanto ti ho sentito accennare ai grandi mali della Terra: e quando dico grandi, dico proprio grandi e indicibili.
E in quella occasione non ti sei sottratto: e con un velo di pena e di compassione per questa disgraziata umanità, hai accennato che sì, ne eri consapevole,
e sapevi che nell’oscurità vi sono uomini e donne che tramano da secoli contro l’umanità stessa di cui fanno parte, consentendo abusi anche sulla infanzia, oltre che ingannare il mondo
e la opinione pubblica. Nonostante ciò, avevi una fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere se stesso, nel suo percorso individuale e di specie, superando – con la volontà – proprie debolezze e limiti.
Dicevi spesso che il Bene ha già vinto e che le tribolazioni che stiamo vivendo in questi recenti anni sono funzionali perché il Bene possa vincere sul Male. Senza il Male, il Bene non può attivarsi ed emergere. Nelle nostre conversazioni ti sei soffermato qualche volta anche sul concetto di reincarnazione, sulle vite precedenti che ognuno di noi potrebbe aver avuto.
Questa tua capacità di raccontarti e raccontare la tua visione della vita, le tue esperienze straordinarie come pittore, artista, maestro di tennis, chitarrista e amico di personaggi dello spettacolo e della letteratura e del giornalismo, e di creature nate altrove, ti rendevano unico e prezioso.
Fra le tante cose che spiegavi – fra una battuta e un cipiglio severo sul volto – vi era il concetto di equilibrio: una specie intelligente, evoluta, deve sempre progredire in equilibrio,
lungo il percorso di progresso materiale e tecno-scientifico e al contempo spirituale. I due progressi devono avanzare senza prevaricazione, con il medesimo impegno.
Quando l’equilibrio pende dalla parte delle evoluzione interiore, intima del singolo e della comunità mentre il progresso materiale e tecno-scientifico non avanza altrettanto velocemente, difficilmente si producono danni e problemi. Quando invece il progresso materiale e tecno-scientifico accelera e supera di molto l’altra evoluzione – quella interiore – allora si rischia grosso perché l’essere umano può dimenticare il nucleo irriducibile che lo rende umano, connesso a se stesso e agli altri e alla Natura e all’enigma della esistenza: in ciò risiede il grande pericolo della nostra epoca e del totalitarismo tecnocratico e transumanista.
L’insegnamento più bello che ti ho sentito raccontare riguardava il fatto che anche specie intelligenti umanoidi più evolute di noi – nate e cresciute in altri sistemi solari – sarebbero consapevoli che non sono perfette, non sono individui infallibili, nonostante la grande capacità tecnologica e scientifica raggiunta e di ciò loro ti avrebbero dato testimonianza tangibile.
Anche noi terrestri – ogni giorno – se siamo abbastanza umili possiamo riconoscere nella nostra vita quotidiana questo nostro limite: sicché anche un bambino, nostro figlio o figlia, in certi frangenti diventa un nostro maestro e maestra e ci mostra quando siamo ingiusti e quando facciamo il male, perché dimentichiamo la gentilezza e ci facciamo prendere dal nervosismo o dall’ira o dalla incapacità di riconoscere misura nelle cose e giustizia.
Difficile chiedere scusa a coloro che amiamo quando sbagliamo, siano essi i nostri figli, il nostro partner o amico, i nostri genitori o il nostro collega di lavoro, ma anche quella è la strada che conduce alla consapevolezza e alla crescita personale. Saper perdonare chi ci chiede perdono sincero e soprattutto perdonare noi stessi dei nostri errori, è la cosa più difficile e tu in questo dimostravi consapevolezza.
L’ultima cosa che voglio ricordare di te è la tua interpretazione dell’Amore e dei suoi requisiti: tu eri solito dire che per amare ci vuole coraggio. La connessione fra il coraggio e questo sentimento di amore e fiducia verso la vita, verso i nostri cari, è importante, soprattutto quando degli ostacoli e delle circostanze impediscono un amore, oppure il prendersi cura di chi amiamo – siano i nostri figli o genitori o amici – ci richiede sforzi e sacrifici grandi e prolungati.

Gaspare, la gentilezza e generosità con cui tu e tua moglie Mirella avete aperto la porta di casa vostra a migliaia di persone di tutta Italia e anche di altri Paesi del mondo, è il dono più bello che l’umanità abbia potuto ricevere da due persone umili, intelligenti e compassionevoli.

Dicevi che il regalo più bello che ricevevi tu da noi, era vederci uscire dalla porta di casa tua contenti, trasformati, con tante ulteriori domande e qualche piccola risposta.

Ciao Gaspare, ovunque il tuo spirito ti condurrà.

Luca Scantamburlo
11 febbraio 2024

Una risposta a “IN MEMORIA DI GASPARE DE LAMA”

  1. Avatar Firmina Simonitto
    Firmina Simonitto

    TEMET NOSCE è il cammino di Tutti… Grazie Luca, per questa testimonianza, che ci permette di conservare nel cuore, il ricordo di un’ Essere particolare. Firmina

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